IL PENNINO
Una placchetta di metallo ricurva, con una punta di diverso tipo e larghezza, tagliata al centro per una certa lunghezza; una cannuccia di supporto su cui innestarla per poterla impugnare nell’atto di scrivere. Questo in estrema sintesi il pennino fin dalla sua origine, ben prima della comparsa delle penne stilografiche.
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Già dai primi dell’Ottocento il pennino in metallo divenne il dispositivo principale per scrivere. Si tuffava il pennino nel calamaio contenente l’inchiostro e, grazie alla capacità della superficie del metallo ricurvo di trattenere qualche goccia del liquido colorato, si potevano tracciare tre o quattro parole di media lunghezza sulla carta. A questo punto si provvedeva a ripetere l’operazione: si intingeva di nuovo il pennino nell’inchiostro e si proseguiva nella scrittura. Con vari espedienti sia nella foggia del pennino e nelle forature sia nell’aggiunta di piastrine di metallo (dette appunto “serbatoi”), si cercava di aumentare l’autonomia di scrittura per ogni intinzione, che tuttavia restava estremamente limitata. E sempre con il rischio di veder l’inchiostro gocciolare sulla carta: maggiore la quantità di inchiostro raccolta dalla lamina metallica, maggiore la probabilità che la minima vibrazione creasse una macchia.
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Questi pennini erano normalmente fabbricati in acciaio al carbonio. Un materiale molto flessibile, paragonabile a una molla, ma soggetto a una rapidissima ossidazione, specialmente con l’umidità dell’inchiostro. Il pennino sulla sua cannuccia di supporto si doveva quindi sostituire molto spesso proprio perché inutilizzabile già dopo qualche sessione di scrittura. Questo fino all’avvento dei primi pennini d’oro
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L’uso del pennino d’oro nelle penne a tuffo (dip pen) cominciò infatti attorno al 1850, quando divenne possibile irrobustire l’oro saldando sulla punta del pennino una sferetta d’iridio. Questa soluzione fu resa necessaria dal fatto che l’oro, di per sé troppo morbido, era soggetto a consumarsi rapidamente con l’attrito sulla carta durante la scrittura. Così, alla morbidezza e alla flessibilità dell’oro fu possibile aggiungere l’estrema durezza prestata dall’iridio o dalle leghe di osmio e iridio.
AnatomiaÂ
di un pennino
Ogni oggetto ha i suoi nomi e nel caso del pennino è importante familiarizzarsi con le sue componenti, che già costituiscono un ideale percorso per capirne le funzioni e i metodi di fabbricazione.
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Punta (di metallo duro) ;
Ala destra e ala sinistra;
Foro dell'aria;
Spalla destra e spalla sinistra;
Punzonatura;
Indicazione della lega metallica;
Corpo principale;
Coda;
Taglio centrale.
I pennini d’oro e la loro fabbricazione
Grazie all’intrinseca morbidezza e flessibilità, nonché alle sue qualità di durevolezza, l’oro è il materiale ideale dal punto di vista delle prestazioni di scrittura. Dal punto di vista del valore estetico della penna, poi, il pennino d’oro non teme confronti. Sul piano pratico, le dimensioni vennero inoltre a rappresentare un modo per sottolineare la condizione sociale e di censo dell’utilizzatore.
All’inizio del secolo scorso, la capitale indiscussa della produzione dei pennini d’oro era New York. Molti dei produttori europei, quando lanciarono la loro produzione in quest’epoca, preferivano i pennini d’oro di fabbricazione americana. Addirittura, annunciavano il fatto con orgoglio, come un simbolo di distinzione. Quando il volume di produzione cominciò a lievitare, alcune case esplorarono la possibilità di usare pennini dalla ditta A. Morton, di New York.
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Nel 1909, la Kaweco comprò la fabbrica della Morton e la trasferì a Heidelberg in Germania, dando così inizio a una manifattura tutta europea dei pennini d’oro, che tuttora - oltreché in Germania - prosegue in Italia presso pochissime ditte, tra cui Stipula.
Il pennino Stipula e la sua produzione a mano
Nel 2013 Stipula intraprese il recupero dell’impianto artigianale con cui la storica ditta Globus del Cavaliere Mario Cecchini di Bologna aveva realizzato pennini e alimentatori di ebanite per stilografica a partire dagli anni Trenta del secolo scorso.
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La Globus produsse con circa 200 stampi artigianali lamine di oro e di acciaio per la maggior parte dei grandi marchi internazionali della scrittura dell’epoca. Alla fine degli anni ‘60 i pennini Globus cessarono di essere prodotti e il Cavaliere Mario Cecchini provvide a stivare le attrezzature in una vecchia cantina nel centro di Bologna, dove sono state trovate da Stipula dopo la sua morte e in seguito restaurate e rese di nuovo funzionanti.
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Grazie a questo lavoro di restauro oggi Stipula è in grado di garantire una produzione di pennini di altissima qualità. La concezione profondamente tradizionale dei pennini Stipula li rende oggi totalmente rivoluzionari per le prestazioni di scrittura che essi tornano a garantire.
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Il pennino Sti-Flex di Stipula è realizzato sulla base degli antichi criteri di lavorazione dei primi anni Trenta, oggi del tutto dimenticati. Lo Sti-Flex, grazie alla particolarissima combinazione di spessori, taglio e affinatura della punta, è un autentico pennino flessibile degli inizi del secolo scorso e come tale può inserirsi a pieno titolo tra i pochi pennini oggi capaci di eccellente espressività sulla carta.
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Il pennino Stipula è laminato da leghe preziose e semipreziose con gradienti specifici degli spessori; viene passato al trancio per ricavare la forma della lamina; segue la sagomatura, la saldatura della sfera di materiale molto duro e resistente (normalmente una lega d’iridio); il taglio della punta con seghe micrometriche e l’affinatura della punta, ad ottenere il tipo di tratto desiderato nella scrittura.
Il sistema di alimentazione dell'inchiostro
Ad integrazione dei pennini Stipula - grazie alle antiche attrezzature Globus - ha recuperato anche la produzione di alimentatori di ebanite, corredo necessario alle dotazioni più eccellenti delle stilografiche.
Sebbene già nel 1881 vi fossero stati in Inghilterra tentativi per risolvere l’alimentazione dell’inchiostro al pennino quando questo fosse fissato su un rudimentale serbatoio, il problema di come trasportare d’inchiostro al pennino e allo stesso tempo rimandare delle bollicine d’aria nel serbatoio per annullare le differenze di pressione fu risolto solo da Lewis Edson Waterman negli Stati uniti nel 1884 (l’anno ufficiale di nascita della stilografica modernamente intesa, con il deposito del relativo brevetto a suo nome) .
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Nella realizzazione del suo sistema d’alimentazione brevettato, Waterman applicò il principio dell’azione capillare: mentre una scanalatura più larga, incisa nell’alimentatore, riportava l’aria nel serbatoio, altre due scanalature molto sottili vi prelevavano l’inchiostro, per effetto della capillarità. Rispetto a tutti gli altri prodotti sul mercato a quel tempo, questa penna funzionava sorprendentemente bene. Ma macchiava ancora le mani e se, non portata con molta attenzione, perdeva ancora inchiostro all’interne delle tasche.
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Un miglioramento del 1899 all’alimentatore brevettato assicurò finalmente una perfetta tenuta alla stilografica. Nelle penne tradizionali, il calore della mano o anche il cambiamento della pressione atmosferica era sufficiente a provocare un’espansione dell’aria e dell’inchiostro contenuti all’interno del corpo della penna, tale di causare perdite. Nel nuovo alimentatore Spoon Feed sviluppato per la prima volta da Waterman era intagliato delle “tasche di troppo pieno” a forma di cucchiaio. Da qui l’inchiostro in eccesso veniva risucchiato nel serbatoio vero e proprio o consumato nella scrittura.
Quest’alimentatore modificato è rimasto sostanzialmente invariato dal punto di vista strutturale fino ai nostri giorni.
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Tutt’oggi Stipula fabbrica alimentatori in modo assolutamente manuale i suoi alimentatori in ebanite di tipo tradizionale. Sono gli alimentatori di maggiore prestanza e con un grado di personalizzazione più spinto nel determinare qualità e quantità della erogazione di inchiostro.
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Accanto all’ebanite Stipula impiega anche plastiche sintetiche formate in stampo. In questi alimentatori si è in grado di esaltare la finezza dei capillari, risolvendo in modo molto sofisticato il gioco di erogazione inchiostro e recupero d’aria che da sempre è alla base del funzionamento della stilografica.
La calibratura
della punta del pennino
La sagomatura manuale della punta di scrittura rappresenta il passaggio probabilmente più delicato dell'intero processo di lavorazione del pennino. Infatti la punta in iridio viene rifinita a mano su delle speciali mole sagomate a partire da una sferetta di opportuno diametro in lega di iridio o di altro metallo di elevatissima durezza.
Alla rifinitura su mola della punta si aggiunge poi una calibratura fine della punta in termini di risposta sulla carta nella fase conclusiva della preparazione della stilografica, quando già l'alimentatore è accoppiato al pennino e quindi la stilografica può essere provata in vivo con l'impiego dell'inchiostro.
Solo alcune mani particolari, dotate di spiccata sensibilità ed esperienza riescono ad addentrarsi in questa messa a punto individuale del pennino. Con l'ausilio di speciali materiali microabrasivi e avvalendosi di manovre meccaniche prettamente manuali si consegue in questo modo la resa ottimale del pennino.
Le varietà delle punte
e i tipi di pennino Stipula
In linea di principio, si possono concepire tante differenti punte del pennino quante sono le mani degli utlizzatori e anzi quanti sono gli usi possibili del pennino da parte di un utilizzatore. Quindi siamo di fronte a una varietà potenzialmente illimitata di punte e ottimizzazioni possibili del sistema di erogazione dell'inchiostro di una stilografica.
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Nella tradizione tuttavia, giocoforza la necessità di schematizzare i criteri di fabbricazione, hanno prevalso alcune punte principali di base. Tra queste Stipula fabbrica le seguenti punte di profilatura classica "a goccia":
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Ultrafine UF ca. 0,45 mm in larghezza;
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Extrafine EF ca. 0,60 mm in larghezza;
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Fine F ca. 0,70 mm in larghezza;
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Medio M ca. 0,80 mm in larghezza;
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Largo B ca. 0,90 mm in larghezza.
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Stipula fabbrica anche due pennini stub, ovvero punte calligrafiche con apporto di iridio. Sono punte un po' stondate e ammorbidite agli angoli, sebbene sagomate per un registro di scrittura largo/stretto come tipico dell'arte calligrafica; ma proprio per la loro caratteristica di addolcitura degli spigoli facilmente utilizzabili in contesti più ordinari:
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Stub 0,90 mm;
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Stub 1,10 mm.
Oltre alla varietà delle punte di base, Sitpula offre vari tipi di pennino in metallo prezioso, diversi per foggia e curvatura, specifica lega del metallo prezioso utlizzato per la fabbricazione, caratteristiche del taglio e della laminazione del metallo. Due le principali tipologie Stipula:
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Sti-flex, pennini Flessibili adatti ad esaltare l’espressività, sia in oro 14k sia in oro 18k;
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Manifold, più rigidi e precisi come era tipico di alcuni ambiti d'utilizzo, sia in oro 14k sia in oro 18k.
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Tutti i pennini preziosi Stipula, sia Stiflex nelle due diverse carature dell'oro sia Manifold nelle due leghe d'oro disponibili, sono sempre fabbricati a mano secondo i dettami dei maestri italiani degli anni ‘30, con l'ausilio delle attrezzature Globus - Bologna originali dell'epoca. Si parte quindi sempre dalla fusione in staffa del metallo vergine fino alla laminazione, alla formatura della lamina e alla affinazione delle punte di lega d’iridio, saldate singolarmente ad arco elettrico. Per terminare con la calibratura finale delle punte, la loro ottimizzazione all'alimentatore e la prova con inchiostro su carta.
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