La celluloide è una delle materie prime più belle dell’universo delle penne stilografiche. Potremmo descriverla sommariamente come il materiale più vivacemente colorato e stabile mai usata per la loro produzione; ma per capire la vera complessità di questo materiale, in apparenza così semplice, dobbiamo esaminare sia la storia sia il processo industriale dal quale nasce.
La celluloide è un materiale molto stabile ma alto stesso tempo altamente infiammabile. E’ possibile verificare entrambe queste qualità con l’ausilio di una pallina da ping-pong. Dopo aver giocato ed aver contato i tanti colpi che riesce a subire prima di rompersi, avvolgete i pezzi della pallina rotta nella carta stagnola e accendete l’involucro : si sprigionerà una fiamma di sorprendente intensità.
Lo sviluppo della celluloide ebbe inizio intorno al 1845, come risposta alla nuova esigenza industriale di trovare un sostituito per certi materiali naturali come la tartaruga, l’avorio e le madreperla. Tutte queste materie prime, donate direttamente dalla natura, cominciarono a scarseggiare già all’epoca e i costi, di conseguenza, salirono.
Dal cotone trattato con due acidi, nitrico e solforico, si ottiene la nitrocellulosa. Una successiva lavorazione con la canfora alcolizzata, a caldo e sotto pressione, produce la celluloide, che però necessita di un ulteriore trattamento che riduce il contenuto di canfora e permette al materiale di indurirsi. Gli ingredienti di questo nuovo cocktail industriale erano tutti naturali e facili da reperire (ecco un interessante filmato sulla produzione del materiale https://www.youtube.com/watch?v=3sLvjxV0Bj8&t=10s).
A cominciare dal 1890 circa, la celluloide entrò in uso per la produzione in serie di molti prodotti, in quanto si rivelò capace di imitare, quasi alla perfezione, materiali come il corno, l’avorio, le pietre preziose e semipreziose, il corallo. Era stabile, e si prestava bene sia alla modellazione a caldo sia alla lavorazione al tornio.
Ma la qualità più apprezzabile era, e rimane la varietà pressoché infinita di colori e di fantasie ottenibili dalla colorazione della materia prima. Allo stato naturale, la celluloide è una sostanza semitrasparente, di colore giallo paglierino e, secondo il tasso di canfora, di consistenza o gelatinosa o solida.
E’ durante questa fase della produzione che si possono aggiungere gli agenti coloranti. Oppure, ad esempio, si possono tagliare a lamine dei blocchi di celluloide variamente colorata per comporne dei nuovi blocchi a strati alternati, ottenendo così l’effetto rigato che conosciamo ad esempio grazie alla Parker Vacumatic degli anni Trenta.
L’effetto marmorizzato o screziato, invece, si ottiene aggiungendo scaglie di celluloide di diversi colori ad un impasto fluido e successivamente ricuocendo il tutto per ottenere un nuovo blocco. Più alto è il tasso residuo di canfora nella celluloide, più materiale è morbido. Per ottenere un materiale solido, pronto all’uso nella produzione delle stilografiche, è necessario sottoporla ad un processo di stagionatura che consente alla canfora di evaporare quasi completamente. Durante questa fase della sua lavorazione, il materiale, ancora in uno stato altamente infiammabile, si ritira continuamente.
Allo stesso modo, una penna fabbricata con materiale troppo fresco diminuirà di diametro con l’andar del tempo. E giacché la completa stagionatura della celluloide può richiedere fino ai 12 mesi, la tentazione di usare celluloide “giovane” era grande, specialmente durante i periodi di inattesi aumenti delle vendite (ancora un istruttivo filmato sul processo di produzione che si applica quasi indifferentemente a celluloide e acetato di cellulosa, ancora molto utilizzata, quest'ultima, nella produzione di montature per occhiali: https://www.youtube.com/watch?v=kLwN0lHGQ-c; https://www.youtube.com/watch?v=TOf9rd31sQ8 ) .
Già dal 1890, la celluloide era impiegata con successo in molte industrie. Ma dovettero passare altri 30 anni, prima che fosse ben accetta come materiale per le stilografiche. Dal 1924, anno in cui la Sheaffer commercializzò le sue prime, riuscitissime penne in celluloide, tutti i suoi concorrenti si trovarono costretti a seguirne l’esempio. Ma alcuni erano piuttosto recalcitranti, almeno per un po’. La Waterman fece una contromossa, lanciando un’ebanite “ripple” in vari nuovi colori, e all’inizio del 1928, la Mont Blanc fece circolare fra i suoi rivenditori una lettera di avvertimento riguardante le nuove penne.
Non è possibile produrre una penna di alta qualità, in celluloide, per mezzo di lavorazioni interamente automatizzate. Le penne di qualità migliore sono tornite da barre di celluloide massiccia con lunghi periodi di stagionatura inframmezzata alle varie fasi di lavorazione.
Stipula è tra le rare fabbriche di penne nel mondo che ancora producono stilografiche in celluloide. Sia da celluloide di lunghissima stagionatura che conserva nei suoi forni di invecchiamento; sia recuperando celluloide storica tramandata dalle antiche fabbriche di cui è erede.
Comentários